Nuovi siti di scommesse sempre più diffusi in Italia: ma scommettere è un peccato per i Cristiani? Cosa dice la Bibbia a riguardo?

Nuovi siti di scommesse sempre più diffusi in Italia: ma scommettere è un peccato per i Cristiani? Cosa dice la Bibbia a riguardo?

I siti di scommesse in Italia rappresentano un sistema estremamente ramificato e diversificato che muove importanti cifre di denaro ed è in rapida evoluzione. Il cattolicesimo ha preso più volte posizione sull’argomento ma molti credenti nel nostro paese e nel mondo continuano a porre questioni di fede che non sono di facile risposta. Per farlo la Bibbia è uno strumento utile per darci delle chiare indicazioni. Ma prima delle guide morali, partiamo dai numeri del gioco in Italia.

Gli Ultimi Movimenti del Mondo delle Scommesse Online

Nell’ultimo triennio per cui sono disponibili i dati ufficiali del Ministero, cioè 2017-19, le abitudini dei giocatori si sono spostate per circa il 30% verso il gioco online. I nuovi siti di scommesse e le forme di gioco tradizionale generano un gettito per l’erario che parte dalla cifra capogiro di circa 110 mld il fatturato che si convertono in 11 miliardi di acquisizioni. Per i soli canali di vendita in rete solo nel 2019 si calcola siano stati giocati sui circuiti legali almeno di 36mld. In attesa dei dati 2020, è prevedibile che la pandemia e la concorrente chiusura delle sale da gioco fisiche potrebbe solo aver accelerato questa transizione che ad oggi, sia dai numeri che da sondaggi di settore, appare una situazione consolidata.

Nello stesso periodo abbiamo constatato la chiusura di numerose sale da gioco fisiche. Un andamento favorito dalla sempre maggiore facilità con cui è possibile accedere online ai nuovi siti di scommesse, e per le strategie di mercato aggressive di alcuni operatori che puntano a trattenere soprattutto in rete i loro giocatori abituali. Già isolato dalla pandemia, chi gioca è portato a vivere l’esperienza di gioco in crescente isolamento e ad essere tentato continuamente dall’accesso ad aree di gioco virtuali tramite smartphone. Anche se nella percezione comune i veri ludopatici tendono ad essere sovrastimanti, a differenza di quanto comunemente si afferma, la dipendenza non sembra colpire solo chi vive una situazione di marginalità, ma la diffusione di pubblicità digitale insieme all’aumento del tempo passato online oggi permette di raggiungere una platea mai vista prima.

Sale Tradizionali e Nuovi Giocatori. La Religione Come Deterrente

Sale da gioco e tabacchi non appena potranno riaprire al gioco in sicurezza dovranno fare i conti con un pubblico con abitudini cambiate dalle esperienze digitali. Un pubblico sempre più smaliziato dall’uso di applicazioni, bonus di benvenuto, scommesse live, ma al tempo stesso più isolato e meno propenso alla socializzazione. Se da un lato questo è un problema per gli esercenti fisici, lo è anche, e soprattutto, per chi ha continuato a giocare durante la pandemia. Davanti al rischio concreto derivante dall’isolamento che porta a un aumento della dipendenza, la questione della moralità del gioco rappresenta un forte deterrente per i cattolici credenti oggi ancora più del 66% della popolazione. Ciò insieme alla maggiore socialità nelle sale tradizionali potrebbe salvare il paese da una crisi di dipendenza. Ma su quali basi fa leva la chiesa per affrontare il problema? Con quali argomenti il cattolicesimo può persuadere i suoi fedeli?

La Denuncia Dall’alto e le Ragioni del Dissenso sul Gioco

La posizione forte da cui parte la massima rappresentanza del mondo cattolico è l’idolatria. Nella Bibbia, la creazione e adorazione delle false divinità è considerata idolatria ed il dio denaro, soprattutto quello ricercato ossessivamente dai giocatori d’azzardo, ricade nella definizione. In diverse occasioni negli ultimi anni il Vaticano assume una posizione di uniforme condanna nei confronti del sistema dell’azzardo, non distinguendo tra i nuovi siti di scommesse e le tradizionali sale gioco. Frequente è anche l’associazione del gioco alla finanza speculativa – una certa finanza – che contribuiscono ad osannare la “dea fortuna” che diventa un vero e proprio “surrogato della vita eterna”.  

Le Basi Bibliche

I riferimenti biblici da cui partono le affermazioni delle massime cariche ecclesiastiche originano diffusamente dal primo testo sacro, come anche dai Vangeli. In Timoteo, si ricorda di stare lontani dall’amore per il denaro, mentre nei Proverbi si consiglia di diffidare da chi tenta di “arricchirsi velocemente”. Il paradigma per eccellenza che rappresenta le remore del cattolicesimo è l’episodio biblico delle tavole della legge. Il popolo in fuga dall’Egitto sentendosi abbandonato dalle leggi della divinità monoteista, elegge a suo idolo proprio un vitello d’oro, metafora molto prossima al “dio denaro” di oggi. E chissà che questa immagine tanto forte non sia quella che generi ancora la convinzione che chi si sente abbandonato dalla parola divina si dedichi alla ricerca del denaro. Ma quali sono i possibili dilemmi morali che si trova ad affrontare un giocatore oggi?

Le Questioni di Fede dei Giocatori

Come rispondere a chi dice di giocare per dare ai poveri? E di chi si avvicina al gioco per uscire da una situazione di marginalità? A questi due, come ad altri interrogativi, la chiesa basa le sue risposte sulla carità cristiana, ma soprattutto sui testi sacri.

Il Vangelo di Matteo richiama espressamente la dea fortuna, usando la parola Mammona: “Nessuno può servire due padroni… Voi non potete servire Dio e Mammona”. Confermando le origini testuali di quanto affermato oggi dal messaggio apostolico. L’ipotesi di poter seguire contemporaneamente carità e denaro è quindi esplicitamente esclusa per i credenti. Per uno strano contrappasso, chi vince e sostiene di voler fare opere di carità, in realtà dopo pochi anni si trova nuovamente in una situazione di necessità. Nei Proverbi, infatti si fa richiamo espressamente al denaro ottenuto in breve tempo che diminuisce rapidamente, mentre solo per chi l’accumula a poco a poco può sperare di aumentarlo.

Infine, per chi sposa poi il proverbio mondano de “il silenzio a volte vale più di mille parole” potrebbe notare che nei testi sacri non si parla mai di gioco d’azzardo. Questo benché ci siano degli episodi in cui si fa riferimento alla casualità. Tra gli Apostoli, ad esempio, nel momento in cui decidono chi sostituirà tra loro Giuda questi tirano a sorte. Mai, tuttavia, viene menzionato il gioco che porti alle vincite in denaro, né tantomeno c’è alcuna traccia di gioco di sorte rappresentato come forma di svago accettabile per chi segua la parola di Dio. Cosa da cui i giocatori potrebbero trarre utile indicazione.

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