Religione e aborto

Religione e aborto

Tutte le religioni hanno preso posizioni forti sull’aborto; esse pensano che la cosa contempli questioni molto più profonde come la vita e la morte, cosa è giusto e cosa non lo è, la natura della società e i rapporti umani.

Solitamente, le persone coinvolte nel processo di aborto sono colpite in maniera profonda, non solo emotiva, ma anche spirituale. Per spiegare i loro sentimenti, per ricevere consigli e conforto, per cercare l’espiazione e un modo per affrontare i sentimenti di colpa, spesso si rivolgono alla fede.

Poiché l’aborto colpisce sia la mente che il cuore, e siccome coinvolge questioni come la vita e la morte, molte persone trovano che sia insoddisfacente un’argomentazione puramente intellettuale.

Per queste persone, non è solo una questione che riguarda l’essere umano e la sua coscienza, ma qualcosa che riguarda l’essere umano e Dio.

Il teologo Stanley Hauerwas si esprime così:

“Può darsi che questioni come l’aborto non siano suscettibili a una “soluzione” intellettuale.

Non intendo suggerire di smettere di cercare di formulare il problema nel modo più responsabile possibile, ma piuttosto che il nostro miglior ricorso potrebbe essere quello di osservare come uomini e donne bravi gestiscono le tragiche alternative che spesso affrontiamo nelle situazioni di aborto…

Perché nessuna riflessione etica cambierà mai il fatto fondamentale che la tragedia è una realtà delle nostre vite. Si raggiunge un punto in cui dobbiamo avere la saggezza di cessare la riflessione etica e affermare che certe questioni indicano una realtà più profonda dell’etica.”

Stanley Hauerwas

Proseguiamo andando a scoprire cosa ne pensano le diverse religioni sulla questione dell’aborto.

Buddismo e aborto

La visione buddista sull’aborto non è unica:

“La maggior parte dei buddisti giapponesi e occidentali crede nella possibilità dell’aborto, mentre gli altri credono che aborto sia uguale a omicidio”.

James Hughes

I buddisti non credono che la vita debba essere distrutta, ma considerano sbagliato moralmente causare la morte, solo se essa è causata per negligenza o deliberatamente.

Il tradizionale culto del buddismo rifiuta la pratica di abortire, perché implica la distruzione di una vita in maniera deliberata.

La vita secondo i buddisti è l’inizio del concepimento. Com’è comunemente noto, infatti, il Buddismo crede nella rinascita e insegna che la vita umana inizia al momento del concepimento. Il nuovo essere, che porta l’identità karmica di un individuo deceduto di recente, ha dunque diritto allo stesso rispetto morale di un essere umano adulto.

Non tutti però sono d’accordo con la tradizione

Tuttavia, i moderni buddisti, sono più divisi sulla moralità dell’aborto. È una questione personale.

Ci si aspetta che i buddisti si assumano la piena responsabilità personale per tutto ciò che fanno e per le conseguenze che ne conseguono.

La decisione di abortire è quindi altamente personale e richiede un’esplorazione attenta e compassionevole delle questioni etiche coinvolte, oltre alla volontà di caricarsi del peso di qualunque cosa possa accadere conseguentemente alla decisione presa.

Le conseguenze etiche della decisione dipenderanno anche dal motivo e dall’intenzione alla base della decisione e dal livello di consapevolezza con cui è stata presa.

La Chiesa d’Inghilterra

Le persone vengono incoraggiate a riflettere molto attentamente sulla questione dell’aborto dalla Chiesa d’Inghilterra, che però riconosce che ogni persona avrà un’opinione diversa sull’argomento.

Il Sinodo generale però, l’organo di governo della Chiesa, ha approvato in materia alcune risoluzioni che forniscono una posizione della Chiesa d’Inghilterra coerente.

La Chiesa d’Inghilterra si oppone fortemente all’aborto. Tuttavia, riconosce che possono esistere condizioni strettamente limitate, in base alle quali ogni alternativa disponibile possa essere preferibile moralmente. Insomma, una chiusura, ma non troppo.

Induismo e aborto

L’etica medica indù deriva dal principio dell’ahimsa, della non violenza.

Quando si prendere in considerazione la pratica dell’aborto, la via indù consiglia di optare per l’azione che provocherà il male minore a tutte le persone coinvolte: mamma, feto, papà e società.

Generalmente dunque, l’induismo è contrario all’aborto, tranne nel caso in cui non sia necessario per salvare la vita della mamma.

All’aborto sono comunque fortemente contrati i testi classici indù:

  • un testo paragona l’aborto all’uccisione di un prete
  • un altro testo considera l’aborto un peccato peggiore dell’uccisione dei propri genitori
  • un altro testo dice che una donna che abortisce suo figlio perderà la sua casta

Anche il tradizionale induismo e molti moderni indù vedono questa pratica come una violazione del dovere di generare figli per continuare la famiglia e generare nuovi membri della società.

Cosa pensa l’Islam dell’aborto

La religione islamica considera l’aborto Haram (proibito – vietato), ma molti accettano che in alcuni casi possa comunque essere consentito.

Se il proseguimento della gravidanza mettesse in serio pericolo la vita della mamma, tutte le scuole musulmane accettano che sia consentito l’aborto. Questo è l’unico motivo per cui l’aborto può essere accettato dopo che sono trascorsi 120 giorni dall’inizio della gravidanza.

Tuttavia, diverse scuole di pensiero musulmano hanno opinioni diverse sull’autorizzazione di altri motivi per abortire e in tal caso, in quale fase di gravidanza farlo.

Alcune consentono l’aborto nelle prime 16 settimane di gravidanza, mentre altre lo consentono solo nelle prime 7.

Tuttavia, anche coloro che permetterebbero l’aborto precoce in alcuni casi considerano comunque sbagliato questa pratica.

Il Corano non fa riferimento esplicito all’aborto, ma offre indicazioni sugli argomenti correlati. Gli studiosi accettano che queste indicazioni possano essere applicate all’aborto correttamente.

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